Da Scelba a Mattarella, c’è sempre un Siciliano a decidere

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di Salvo Barbagallo

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Chiamiatele “coincidenze” o “casualità”, chiamatele come volete ma c’è da farci un “pensierino”, una “riflessione”: nelle questioni importanti del Paese a decidere c’è sempre un Siciliano. Da Scelba a La Russa, a Mattarella. Dai lontani anni Quaranta a oggi l’Italia ha visto in campo eminenti personaggi della vita pubblica che provengono dal profondo Sud: coincidenze o casualità? Chi lo può dire…

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Certo i giovani d’oggi ben poco conoscono dei primi momenti della Repubblica Italiana, quando l’intero territorio nazionale, da un capo all’altro, era ancora in fermento e gli “opposti” contrastavano l’ordine generale, mentre nell’Isola periferica il “fenomeno” Salvatore Giuliano metteva a rischio le libertà appena conquistate: allora e contemporaneamente il Governo nazionale sottoscriveva Trattati e accordi bilaterali con gli Stati Uniti, contravvenendo anche al Trattato di Pace di Parigi del 1947 dando in “concessione” militare agli USA pezzi di terra italiana e siciliana. Certo i giovani d’oggi ben poco sanno di Ignazio La Russa, ministro della Difesa che dette il suo appoggio all’intervento militare italiano in Libia per porre fine al regime di Gheddafi e dare anche il “via libera” all’installazione del MUOS/USA a Niscemi.

Noi non ci innamoriamo di “teorie”: a volte i fatti, gli avvenimenti che caratterizzano determinate fasi storiche superano le “teorie” più avanzate che, a conclusione, poi possono essere facilmente contestabili in quanto prive degli adeguati supporti documentali. Il “trucco”, forse, è proprio lì, nella mancanza (o assenza?) di documenti che potrebbero chiarire i moltissimi punti oscuri del percorso ad ostacoli dell’Italia di ieri, di oggi e (probabilmente) di domani.

Tutto questo giro di frasi per dire (e non certo sostenere) che quanto il Paese sta vivendo dalle elezioni del 4 marzo scorso con le palesi difficoltà di formare un Governo, presenta aspetti contraddittori e supera (e giustifica?) le ipotesi più azzardate, che noi stessi non ci “azzardiamo” ad enunciare, a formulare.

Le “ingerenze esterne” ci sono, sono sotto gli occhi di tutti e il discorso sulla “sovranità” del Paese non sta a noi affrontarlo: dovrebbero parlarne apertamente costituzionalisti e giuristi al di sopra delle parti. Ma così non si verifica, e il cittadino “qualunque”, quello che il 4 marzo è andato a votare esprimendo la sua “volontà”,  rimane disorientato. È come se una “forza superiore” dominasse ogni cosa: individuarne la “specifica” provenienza è “mission impossible”, per non dire “innominabile”.

Dunque ci limitiamo a “farneticare” sulle coincidenze e sulle casualità, affermando però che la realtà attuale non nasce  ora, ma proviene dal passato. È questa nostra “affermazione” che vorremmo ci venisse contestata, sicuramente con documenti alla mano e non a parole.

Quanti Uomini nei Governi che si sono succeduti nel corso dei decenni in ruoli di grande responsabilità sono sbarcati a Roma dall’estrema, periferica, Sicilia? Non facciamo i “conti della serva”, basta porsi nei siti ufficiali per trarre le conclusioni che più aggradano.

Ebbene, la maggior parte di questi Uomini (senza guardare etiche partitiche) ha seguito (e trasmesso a chi è venuto dopo?) una filosofia di Governo che è rimasta, in un modo o in un altro, costantemente legata alla visione “politica” del leggendario Don Luigi Sturzo che (nostra interpretazione ed opinione) “negava” il principio della “sovranità” nazionale preferendo una “partecipazione” (o più che altro “compartecipazione”) agli indirizzi socio-economici-politici-militari di quella che è stata sempre ritenuta la Potenza mondiale per eccellenza,  gli Stati Uniti d’America, ai quali indirizzi si sarebbe dovuta allineare anche l’Europa. Non, dunque, una “sovranità” dell’Italia “svenduta”, ma “partecipe” (o compartecipe). Don Luigi Sturzo fu un accanito avversario dell’Indipendentismo Siciliano nato quando la Sicilia era regione “liberata” (ma occupata dalle forze USA) mentre l’Italia era ancora in guerra contro il nazifascismo. Qualsiasi velleitarismo di imporre una “identità locale” da reprimere, da cancellare ove possibile. Dopo si può “anche” concedere un’Autonomia Speciale. Mai da applicare.

E l’Italia di oggi, in fondo, appare una “identità locale” a “sovranità limitata” nel contesto europeo… e oltre…

Argomentare su questo “filo di lana” porterebbe lontano, indietro o avanti nel tempo e sul tappeto rimarrebbero le teorie, i teoremi, le coincidenze e le casualità. Null’altro.

Il ruolo del Capo dello Stato, Sergio Mattarella in questo groviglio attuale? Lo devono scoprire e lo scopriranno gli Italiani, da un punto all’altro di un’Italia che si vuole (forse?) lasciare nell’incertezza e nell’inquietudine.

Ma c’è sempre un Siciliano…

Attenti a quei due…

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